In mezzo mar siede un paese guasto
Esito e laboratorio con gli anziani ospiti della casa protetta San Giovanni Bosco (MO), in occasione di Trasparenze Festival 2019 Modena.
cura e conduzione Gesualdi|Trono
foto Vicky Solli
L’invito del Teatro dei Venti arriva puntuale, durante un percorso di ricerca dedicato negli ultimi tempi alla scomparsa, alla disillusione, alla cancellazione di ogni traccia d’uomo, fino all’estinzione.
Queste le domande che ci porremo durante il prezioso incontro con chi ha nel corpo segnato, messo in evidenza, il passaggio al mai. Non lo faremo abitando la dimensione intima e soggettiva, bensì quella politica: il corpo politico in estinzione; il processo di corruzione del corpo morto, come metafora di una civiltà guasta.
E’ nel passaggio al non più che la nostra presenza si fa inevitabilmente politica, quando il corpo non è più legato ad un’identità, ma si fa oggetto, scarto, rifiuto da prendere in carico. Qualcuno dovrà occuparsi della nostra carcassa, il cui peso sarà direttamente proporzionale alla memoria che porta con sé. Non è poi proprio questo divenire “rifiuto” un atto sovversivo?
Ci accompagnano in questa riflessione i versi de “la terra desolata” di T. S. Eliot. Una “città irreale”, un “paese guasto” (come lo chiama il poeta Caproni), che Eliot canta attraverso la profetica voce di Tiresia:
You who were with me in the ships at Mylae!
That corpse you planted last year in your garden,
Has it begun to sprout? Will it bloom this year?
Tu che eri con me sulle navi a Mylae!
Quel cadavere che l’anno scorso hai piantato nel tuo giardino,
Ha cominciato a germogliare? Fiorira quest’anno?