Mamma! SonTanto Felice

Mamma! SontTanto Felice - teatringestazione

Mamma! SonTanto Felice

 


Mamma! SonTanto Felice (2010)

di TeatrInGestAzione

cura della visione
Gesualdi | Trono

itinerari drammaturgici
Loretta Mesiti

con Giovanni Trono, Alessia Mete, Michela Vietri, Ilaria Montalto, Marilisa Mautone, Francesco Moraca

La logica del profitto personale non conduce alla piena soddisfazione dei bisogni che lo motivano, ma ad uno spasmodico – e piuttosto disperato – accrescimento del sé attraverso il consumo (consumo di oggetti, situazioni, relazioni, persone). L’impulso (che altro non è che primordiale istinto di sopravvivenza) a combattere per il proprio spazio, ci priva, paradossalmente, proprio dello spazio vitale più prezioso, perché presi nel meccanismo perverso di esaudimento delle aspettative (familiari, sociali, amichevoli) e del commercio di sé stessi perdiamo il desiderio di proporre un’iniziativa nuova, del tutto nostra, perdiamo l’audacia necessaria tracciare un nostro destino, perdiamo cioè un’indispensabile fonte di entusiasmo, gioia ed energia. La nostra azione diviene così umiliante corteggiamento / compiacimento dei vecchi, nella speranza che ci elemosino la loro eredità, piuttosto che dedicare il nostro tempo, la nostra azione, ad edificare una realtà del futuro che assomigli a quella che desideriamo. In questo senso la voce critica della nostra riflessione intende rivolgersi all’adulto che abita il nostro spettatore e parlare anche al “bambino” che è stato, per ricordargli, semplicemente, il piacere inebriante della possibilità, che non lascia limitarsi dalla logica del calcolo, della fantasticheria, che non si supponga destinata a rimanere tale. Il piacere inebriante del mettersi radicalmente in gioco. La possibilità di attingere a questo piacere, resta sempre aperta. L’insegnamento dei surrealisti a questo proposito è illuminante: non c’è rivoluzione possibile, secondo loro, senza in primo luogo la battaglia per la difesa del proprio spazio di immaginazione. Non c’è libertà politica, senza libertà poetica, cioè senza la libertà di sognare senza pudore e di credere all’assoluta con divisibilità e praticabilità del proprio sogno.