3_to_1

3_to_1

 

ciò a cui aspiriamo è una vita
che noia, signori miei, vivere a questo mondo
come è allegra e vivace la musica, come si ha voglia di vivere

Il coraggio, l’abitudine, l’invisibile

Le strutture drammaturgiche di Beckett e Čechov richiedono all’attore una presenza stratificata, fino a farsi paesaggio, in cui “L’osservatore contagia l’osservato con la propria mutevolezza” come lo stesso Beckett scriveva. Si abita insieme un’architettura dell’altrove verso cui tende l’apparente immobile infinito spazio scenico, in stato di permanenza. Semplicemente si sta, sospesi tra un passato romanzato e un presente freddo e cronachistico, immersi in un silenzio gassoso, tra vie di fuga che cadono nel vuoto, riti quotidiani per restare in vita, mentre dentro tutto brucia e questo fuoco resta un segreto.
Indaghiamo le possibilità di un tempo “imperfetto”, innescando un dispositivo a tenaglia, che porta attori e spettatori all’immobilità, inchiodati alla tragedia dell’inattività, dell’ineluttabilità di certi destini. In un’epoca dominata dalla rinuncia, l’abitudine è la salvezza degli umili.
Imperfetto. In grammatica, tempo i. (o assol. imperfetto s. m.), tempo del verbo che, nell’indicativo, esprime un’azione passata considerata nel suo farsi e quindi non ancora compiuta nel tempo a cui il discorso si riferisce (andavo, credevo, sentivo, ecc.). Nel congiuntivo, invece, è usato in correlazione con un tempo storico («sperai che lui mi ascoltasse») o, nel periodo ipotetico, in correlazione col modo condizionale («verrei, se potessi»), o anche in proposizioni indipendenti per esprimere un desiderio («Dio volesse!», «tornasse presto!»)
La dannazione di chi sa è di non avere abbastanza tempo per mettersi in pratica. Tanto è il desiderio di vivere altre vite che ci si dimentica della propria. E la vita scorre nella completa inazione. Certi giorni passano senza che si sia detto niente o quasi, senza che si sia fatto niente o quasi. Tanto vale accontentarsi ma anche quello non si può quando il desiderio è più forte. Un salto nel buio ci vorrebbe, una corsa ad occhi chiusi come da bambini; un ballo in maschera, la musica che ti ubriaca, l’amore quello vero, un lavoro proprio quello fatto per te. A Mosca! A Mosca! A Mosca!
Le vite delle tre sorelle scorrono, ogni giorno uguale a quello precedente, come se il tempo non potesse andare avanti, inceppato in un eterno imperfetto verbale. Ciò che resta di Čechov e Beckett è l’atmosfera, i silenzi, le linee dure del significante, la solitudine delle occasioni perdute.

*   3 TO 1 nasce dall’esperienza del progetto Altofragile, dispositivo di condivisione tra artisti e spettatori del processo creativo e dello spazio che lo ospita. Una pratica teatrale, inaugurata da TeatrInGestAzione, capace di ridurre la distanza fra pubblico e scena, condividendo con esso il tempo e lo spazio della ricerca: lo spettatore accompagna il lavoro degli attori, che offrono al suo sguardo un momento unico e irripetibile, interpellando il suo sguardo e stimolando una reale autonomia critica, rendendolo partecipe del processo di creazione, introducendolo nell’ingranaggio della macchina attoriale. (altofragile.eu)

3 TO 1 (2011)

by TeatrInGestAzione

cura della visione
Gesualdi | Trono

itinerari drammaturgici
Loretta Mesiti

con
Alessia Mete, Ilaria Montalto, Michela Vietri